Tra le razze bovine tutelate dal Consorzio "Vitellone Bianco dell'Appennino centrale" la Chianina è forse quella che gode oggi di un’immagine più nobile ed affermata grazie anche alla fama che si è saputa conquistare con il mito gastronomico della “fiorentina”.
Derivato secondo alcuni dal Bos Primigenius (quello raffigurato nei graffiti delle caverne preistoriche) di cui conserva ancora tracce dell’antica “groppa”, il bove chianino era molto apprezzato già dagli Etruschi e dai Romani che per il suo candido manto lo usavano nei cortei trionfali e per i sacrifici alle divinità (come troviamo descritti dai georgici e dai poeti latini e raffigurato in bronzetti e bassorilievi romani tra cui quello celebre dell’Arco di Tito nel Foro imperiale).
La Chianina, riconoscibile dal manto bianco-porcellana, dalla pigmentazione del musello e della lingua, dalla testa leggera ed elegante con corna brevi, dal tronco lungo e cilindrico con dorso e lombi larghi e dagli arti più lunghi che nelle altre razze, è il bovino più grande del mondo (il record assoluto di un bovino è detenuto dal notissimo “Donetto” un toro chianino che all’età di 8 anni raggiunse i 1.750 kg!).
Dopo 22 secoli di allevamento nella media valle del Tevere e della Val di Chiana, la razza Chianina è diffusa oggi nelle colline e pianure comprese tra Arezzo, Siena, Pisa, Perugia e Rieti.
Per poter essere certificata con il marchio Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale IGP, la carne deve provenire da bovini, maschi e femmine, iscritti al Libro Genealogico Nazionale delle razze Chianina, Marchigiana e Romagnola; è solamente l’iscrizione al Libro Genealogico che permette ad un bovino di essere definito con il termine di RAZZA.